martedì 29 novembre 2011

Interviste, Valerio Massimo Manfredi a Pescara


Manfredi a Pescara: il mio Omero

Lo scrittore-archeologo (foto) apre il ciclo di "Conversazioni adriatiche": "Il titolo dell'incontro deriva dal mio romanzo 'Le paludi di Hesperia', che racconta la storia di Diomede"
Manfredi a Pescara: il mio Omero
Archeologo, scrittore, conduttore televisivo. Sarà Valerio Massimo Manfredi il grande protagonista che inaugurerà, domani alle ore 17, nella sede della Fondazione PescarAbruzzo di corso Umberto a Pescara, il ciclo di conferenze dell'Istituto di studi Adriatici. Un nome, quello di Manfredi, particolarmente atteso dal pubblico pescarese. I suoi numerosi romanzi dedicati alle gesta degli antichi eroi della civiltà greco-romana sono stati tradotti in tutto il mondo, ha ricevuto importanti riconoscimenti come il Premio Hemingway per la narrativa 2004 e il Premio Bancarella 2008. Eletto "Man of the Year" nel 1999 dall'American Biographical Institute, Valerio Massimo Manfredi può vantare anche la nomina a Commendatore della Repubblica motu proprio del Presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2003. Autore di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione, conduttore dei programmi trasmessi da La7 "Stargate - linea di confine" e "Impero", è tra i protagonisti della trasmissione Rai di divulgazione scientifica "E se domani". La sua trilogia "Alèxandros" è stata acquistata da Universal Pictures per una produzione cinematografica e Dino De Laurentiis ha portato sul grande schermo il suo romanzo "L'Ultima Legione".

Manfredi si racconta al Centro in occasione dell'incontro di domani, primo appuntamento degli otto promossi dall'Isad e dalla Fondazione Giammarco. Un ciclo di conferenze che partirà domani e che andrà avanti fino al prossimo mese di maggio. Otto incontri affidati a noti studiosi che affronteranno in chiave multidisciplinare momenti e temi delle culture adriatiche. Il programma dell'iniziativa è molto variegato. Si va dall'Adriatico nella letteratura all'incontro sulla città di Durazzo, passando per "La laguna di Venezia", "Gli approdi del medio Adriatico dalla protostoria all'Alto Medioevo". Spazio anche alla conferenza sui venti, "Anemos" e all'Adriatico di Filippo II. Manfredi domani interverrà sul tema "Riscritture del mito" dialogando con lo storico Lorenzo Braccesi, altro protagonista degli incontri. Il 28 aprile Braccesi sarà di scena alla Feltrinelli per discutere de "I Greci e l'immaginario Adriatico", penultimo degli appuntamenti in programma.

Lei è l'attesissimo ospite che domani pomeriggio darà il via alla serie di Conversazioni adriatiche. Può offrire ai lettori del Centro qualche anticipazione?
«Il titolo dell'incontro deriva dal mio romanzo "Le paludi di Hesperia", che racconta la storia di Diomede. L'eroe omerico, di ritorno da Troia, lascia la sua città e la sua sposa, ormai nemiche, e giunge nella parte più settentrionale dell'Adriatico. Da lì riscende la penisola e la Puglia e arriva alle Isole Tremiti dove, secondo il mito, muore. Ci sono molte località nell'Adriatico dove c'è la presenza del culto di questo eroe. E' un'ipotesi romanzesca, perché i coloni che frequentarono l'Adriatico erano argivi, come Diomede. Non soltanto eroi dell'antichità».

Il suo ultimo romanzo, "Otel Bruni", è ispirato alla sua famiglia.
«Precisamente al ramo materno della mia famiglia. Maria Bruni era mia nonna ed è lei stessa un personaggio del romanzo. Quest'opera vuole raccontare il secolo breve, il Novecento, la guerra. Non quella dei grandi personaggi, né dei politici, dei generali, dei capi, ma quella vista da una famiglia umile, che ha avuto una vita molto travagliata».

C'è un genere che preferisce leggere?
«Non ne ho uno in particolare, leggo di tutto. Leggo libri di carattere tecnico per mantenere una competenza scientifica. Leggo i classici, i contemporanei. Diciamo che mi oriento a naso sulle recensioni, su una visita in libreria, su una segnalazione di un amico».

Qual è stata una delle esperienze più emozionanti legate al suo lavoro di archeologo?
«La ricognizione e il rilievo del Trofeo dei Diecimila in Anatolia orientale insieme a Timothy Mitford. Un gigantesco cumulo di rocce di grandissima valenza storica e culturale. Siamo riusciti a identificare il punto di arrivo della marcia dei Diecimila, di cui mi sono occupato per ben 7 anni di ricerca».

Dopo la trilogia "Alèxandros" è tornato a parlare di Alessandro Magno con "La tomba di Alessandro".
«C'erano state diverse pubblicazioni anche abbastanza bislacche sull'argomento. Era arrivato il tempo di fare il punto della situazione e di avanzare qualche ipotesi più vicina alla verità. L'ho fatto con questo saggio storico».

C'è una storia che le piacerebbe ancora raccontare?
«Quando scrivo non seguo un programma particolare. Ho in mente tanti abbozzi, quello che prende forma prima degli altri diventa una storia. E' una cosa che avviene in maniera molto casuale».
<<FONTE: ilcentro>>