martedì 18 ottobre 2011

Interviste, Sotto Sale




Incontriamo Valerio Massimo Manfredi durante la serata conclusiva della bella manifestazione estiva “Sotto Sale – Parole a lunga conservazione”, curata da Giancarlo Mazzuca a Bellaria Igea Marina, che ha visto ospiti giornalisti e autori, e presentati libri al centro dell’attenzione collettiva come “Terroni” di Pino Aprile e “Polentoni” di Lorenzo Del Boca.

Nella suggestiva cornice della Casa Rossa di Alfredo Panzini, Valerio Massimo Manfredi, ha parlato del suo ultimo romanzo, Otel Bruni, incalzato dalle domande di Mazzuca, dando lettura ad alcuni brani dell’opera, e ha rivelato di aver narrato storie giunte sino a lui dalla memoria di famiglia ma  rigorosamente verificate come consueta premura di uno scrittore di romanzi storici.

Messe da parte ormai le chiare sere d’estate, diamo il benvenuto a Valerio Massimo Manfredi sul sito i-libri, ringraziandolo per aver accettato di rispondere alle nostre domande.

Nel suo ultimo romanzo, Otel Bruni, sono raccontate vicende accadute nel Novecento, che raccontano un momento storico che abbraccia gli anni del fascismo e del secondo dopo guerra: quanto di questo periodo, secondo lei, non è ancora stato sufficientemente studiato e reso memoria storica condivisa?

Non sono uno storico contemporaneo. Ho studiato le fonti che mi permettevano di scrivere questo romanzo. Penso che il periodo della guerra civile debba ancora essere approfondito e metabolizzato. Non è detto che questo possa condurre ad una memoria condivisa. La storia ha già pronunciato il suo verdetto.  E’ il fascismo la parte del torto.

E’ stato complesso attingere a vicende che ha raccolto in parte dalla sua storia familiare e non cedere alla comprensibile e umana tentazione di rendere meno storico e più suggestivo, affettivo, il racconto?

Un romanzo non è un saggio storico e quindi si tratta sempre di una resa emotiva degli eventi. Ho cercato di essere equilibrato ma si tratta di argomenti così scottanti che si finisce sempre per essere criticati o da una parte o dall’altra.

Quanto è importante, secondo lei, che la Storia sia tramandata anche oggi di padre in figlio, come un patrimonio di conoscenze e testimonianze chiave per ricostruire ed interpretare un’epoca?

E’ molto importante perché dà una stabilità emotiva alle nuove generazioni e una consapevolezza  che si traduce in equilibrio.

Lei è persona estremamente eclettica: professore universitario, scrittore, archeologo attivo in campagne di scavo importantissime, autore di soggetti e sceneggiature per il cinema, giornalista scientifico e conduttore televisivo. Quale di queste attività ritiene e sente come più rappresentative di Valerio Massimo Manfredi?

Tutte. Si tratta solo di aspetti diversi dello stesso tipo di interesse.

Quale delle sue professioni abbandonerebbe con più rammarico e maggior sacrificio, se vi fosse costretto?

Quella dello studioso e quella dello scrittore. Alle altre posso facilmente rinunciare.

Anche suo figlio ha deciso di studiare e dedicarsi alla Storia: vede in questo una scelta personale, una semplice coincidenza o crede che anche quello dello storico sia un “mestiere” da insegnare e tramandare, come fosse un’arte artigiana, con i suoi segreti e le sue tecniche, di generazione in generazione?

E’ un caso. Inoltre ha scelto storia contemporanea che è una disciplina molto diversa per metodo e contenuti dalla storia antica.

I suoi numerosi e fortunati romanzi  sono ambientati nelle più diverse epoche, ma probabilmente l’antichità classica è uno dei momenti su cui ha concentrato il maggior numero di lavori: ciò dipende da un suo personale gusto e interesse oppure si tratta di una scelta ispirata da altre ragioni?

Scrivo le storie che trovo più emozionanti e non importa dove sono ambientate. E’ normale che lo spunto venga dalle cose che meglio conosciamo.

Come nasce materialmente uno dei suoi romanzi? E’ di solito una particolare vicenda ad ispirarla, ragione che la spinge poi alle ricostruzioni ed indagini storiche che ne conseguono, o piuttosto, volendo raccontare un’epoca si trova a costruire o cercare una trama che ben si renda rappresentativa e paradigmatica?

Non voglio mai raccontare un’epoca ma una vicenda umana particolarmente intensa. Di qualunque vicenda si tratti. Il resto è solo ambientazione che però va indagata con molta diligenza e precisione.

Quali sono le sue letture preferite? Legge romanzi storici? Ci sono autori di altri generi che ammira in modo particolare?

Tutti i romanzi sono storici, anche quelli di fantascienza. Se  intende storie ambientate in tempi sufficientemente lontani dai nostri (ma quanto lontani?): di solito no.  Leggo  i classici di tutte le epoche fino a Saramago o Garcia Marquez  ma la gran parte del mio tempo è dedicata alla saggistica.

Ha mai desiderato uscire dal mondo e dalla storia occidentale per raccontare vicende di altre culture? Quali sono, se è dato saperlo, i suoi prossimi progetti?

L’impero dei draghi mi ha costretto a studiare la storia cinese del III secolo con notevole impegno. Il mio prossimo progetto è ancora in gestazione.
<<FONTE: ILIBRI.COM>>

Interviste, lezione di memoria con lo storico Manfredi

"Io sono ciò che ricordo" afferma lo storico Valerio Massimo Manfredi ad una conferenza tenuta al cinema Crystal di Lovere. La "memoria" è l'argomento sul quale il noto professore ha voluto venerdì riflettere con i ragazzi degli Istituti superiori di Lovere.
Il termine "memoria" deriva dal latino "memòria", che indica la capacità di ricordare, la facoltà di un inidividuo a conservare i ricordi, senza che ritorni l'occasione in cui il ricordo è avvenuto, la memoria è di fatto non solo il rivivere con la mente momenti passati, ma è il dare importanza ad essi, perché fanno parte dell'identità personale. Il passato di ogni Paese del mondo si basa sulla memoria comune tramandata di anni in anni: i monumenti, i manoscritti, le raffigurazioni che ricostruiscono la Storia non sono altro che ricordi, che ci aiutano a ricostruire il passato e perciò sono parte integrante di ogni individuo. Secondo Manfredi la storia non è altro che "un tentativo titanico di costruire una memoria comune all'intero genere umano", di modo che si serbi il ricordo negli anni a venire e si possa ricostruire un altro paragrafo di storia. Anche senza accorgercene la memoria è presente in molte usanze quotidiane, tra le quali i dialetti, parole tramandate che col tempo hanno subito influenze di altre popolazioni e quindi sono mutate.
Negli ultimi anni è diventato più facile tenere a mente i ricordi, grazie alle nuove tecnologie, ma la grandezza delle popolazioni antiche si è rivista dal fatto che essi siano riusciti a tramandarsi i ricordi di generazioni in generazioni e a farli giungere sino ai tempi odierni. Manfredi ritiene la memoria parte integrante e costituente di ogni individuo, perchè l'individuo non è altro che memoria, un popolo non è altro che una somma di ricordi, che unita ad altre somme di ricordi ha scritto e scrive tuttora la storia.
Sul finire del discorso il professore ha chiosato con un pensiero rivolto ai giovani presenti: quando ricorderete qualcosa, ciò che ricorderete sarà solo quel che vi ha emozionati a tal punto da stupirvi, questa è la definizione principale del termine "memoria" secondo il noto storico.

<<FONTE: Bergamonews>>