giovedì 29 marzo 2012

Attore, curiosità

LA NUOVA FATICA SU D'AVIANO. Nel frattempo Renzo Martinelli, regista del film, oltre a difendere il suo Barbarossa, che sarebbe andando a quel che si dice andato benissimo all’estero, prova a passare oltre il flop e le polemiche lavorando alacremente alla realizzazione del lungometraggio dedicato a Marco d’Aviano. Il film sarà un kolossal sull’assedio turco a Vienna nel 1683 e sulla resistenza che il frate francescano riuscì ad organizzare, coalizzando un gruppo di principi cristiani che sconfissero gli invasori in una storica battaglia. Lo scrittore Valerio Massimo Manfredi, oltre a scrivere la sceneggiatura di questo film, interpreterà anche il ruolo di un conte.

A Crema, Eventi

Dal 4 al 6 maggio il festival della filosofia 'Crema del pensiero'


Settima edizione per ‘Crema del pensiero’, il festival della filosofia che ogni anno mette al centro del dibattito uno dei dieci comandamenti. Questa volta toccherà a ‘Non desiderare la roba d’altri’, «mandremo al di là della stretta attualità in cui le notizie della corruzione tra politici e amministratori la fanno da padrone», hanno precisato giovedì 22 marzo gli organizzatori. Il festival è stato illustrato nella galleria del municipio da Tiziano Guerini (per il Caffè Filosofico), Anna Miranda Maini, Giovanni Bassi e Claudio Ceravolo. La settima edizione si svolgerà da 4 al 6 maggio al San Domenico. Pur nelle ristrettezze economiche, gli organizzatori hanno riunito un cast di partecipanti, grazie anche agli sponsor, al Comune, alla Provincia e al vescovo Oscar Cantoni. Si partirà la sera del 4 maggio con la ‘lectio magistralis’ — sul desiderio di rubare nella storia — tenuta da Valerio Massimo Manfredi. Il 5 maggio alle 11, spazio all’intervento di monsignor Carlo Ghidelli. Il pomeriggio ci saranno lo spettacolo teatrale dei ragazzi disabili per la regia di Franca Marchesi, mentre alle 17 tornerà a Crema il latinista Fabio Canessa. La serata sarà caratterizzata dal confronto tra Luciano Canfora e Giulio Giorello e Silio Bozzi. I tre parleranno dei falsi d’autore nella storia. Il 6 maggio alle 11 toccherà agli interventi di Claudio Bartocci e Massimo Donà. Chiuderà la rassegna il saggista Carlo Sini in programma alle 17.


<<FONTE: cremona>>

Mancano immagini, Intervista

l'ambientazione è quella dei Palazzi romani quel poco che viene scritto assume il tono della macchietta o dell'invettiva di parte. Insomma manca sempre l'afflato epico, e in fondo anche il successo di pubblico. Abbiamo cercato di capire perch´ chiacchierando con Valerio Massimo Manfredi, storico e scrittore che di epica se ne intende (Lo scudo di Talos, L'ultima legione, Idi di Marzo...).
Professor Manfredi ma perch´ è difficile romanzare la politica contemporanea del nostro Paese?
«Nel romanzo che ho pubblicato l'anno scorso, Otel Bruni, io racconto anche un bel po' di politica italiana, sino agli anni Cinquanta. Ma allora la tempra degli uomini era diversa... Le faccio un esempio semplice: quando affondò l'Andrea Doria, il comandante Calamai fu costretto a lasciare la nave vuota, restò sino all'ultimo. Schettino è saltato giù. È una metafora ma rende bene l'idea».
Quindi niente epica, manca lo spessore.
«Non è facile fare un romanzo con le liti televisive, parlare di una politica tutta tesa ai vantaggi elettorali. È finta politica. I nostri ragazzi non sanno dove guardare. Non è che non manchino dei singoli politici diversi da questo modello, capaci di dignità e di impegno, ma manca una visione, una prospettiva d'insieme».
Ma quand'è che la politica italiana ha smesso di essere un oggetto interessante per la narrazione?
«Il grande discrimine secondo me è stata la fine dello scontro con le Brigate Rosse. L'Italia in qualche modo è stata una terra di frontiera. C'era un clima cupo ma creava uno spazio epico. Mi ricordo la figura esile di Pertini china sulle bare. Era un immagine potente. Non era questione di colore politico tutto il Paese poteva riconoscersi in quell'uomo anziano che portava un grande peso».
Poi?
«Poi è finito tutto. Siamo una Nazione forse più marginale di un tempo. Una Nazione magari più ricca ma che su molti fronti ha scelto il disimpegno, i televisori al plasma. Al massimo quello che si può ambientare in un contesto così è qualche thriller».
Ma se lei dovesse ambientare un romanzo nell'oggi che sfondo sceglierebbe?
«Sceglierei l'Afghanistan dove ci sono italiani che soffrono e che muoiono. Combattono in una situazione tremenda, difendono avamposti che nemmeno Forte Apache... Questo sì che è epico. Oppure sceglierei come sfondo il mondo della grande finanza. Le banche. In quel contesto adesso si muove il potere. La politica del resto in questo momento è stata messa all'angolo. Resteranno i tecnici, almeno fino a quando non si troveranno orizzonti nuovi».

<<FONTE: ilgiornale>>