Valerio Massimo Manfredi è un grande narratore di storia e di storie, dallo Scudo di Talos (1988), il suo primo grande successo da romanziere, all’Ultima legione, da cui è stato tratto il film omonimo, all’Armata perduta, fino agli Idi di marzo del 2008.
Ma a irretirlo è soprattutto il personaggio di Alessandro Magno, a cui dedica una trilogia nel 1998 e successivamente un rifacimento con Il romanzo di Alesssandro del 2005.
Come un reziario, il gladiatore con rete e tridente, Manfredi insegue il mito del grande re macedone e nuovamente ne indaga uno degli enigmi ancora insoluti: dove sia stato sepolto. Da questa sua indagine è nato un saggio narrato con la stessa limpida passione dei romanzi, sviluppato secondo il principio classico oraziano di “miscere utile dulci”, mescolare l’utilità della storia con il miele della narrazione. La tomba di Alessandro. L’enigma è il titolo dell’ultimo libro di Manfredi, edito da Mondadori.
Quasi naturale la domanda del perchè di questo ritorno ad Alessandro: non ha ancora esaurito la portata del mito di Alessandro su di sé o sui suoi lettori?
“È rimasto un discorso in sospeso, capire dove sia svanito il sepolcro di Alessandro Magno. Una tomba venerata per sette secoli, secondo varie fonti storiche, ad Alessandria d’Egitto, la città da lui fondata che portava il suo nome . Qui sappiamo che era stato eretto il monumento funebre, meta di pellegrinaggi, poi, con il radicamento del Cristianesimo, tutto si dissolve. Solo il sepolcro vuoto di Cristo supera in grandezza e mistero quello di Alessandro.”
Leggendo il suo libro si potrebbe dire che islamismo e cristianesimo siano stati gli occultatori , anzi i cancellatori della classicità… È così?
“Il Cristianesimo innanzitutto, e la successiva espansione dell’islam hanno oscurato la cultura classica. Il classico aveva una grande libertà di pensiero, non è mai fondamentalista, ama il confronto. Intervengono in successione su questa koinè di pensiero libero due religioni rivelate, che non ammettono possibilità di critica. Si antepone il credo alla ragione.
Con Costantino ecco che il cristianesimo diventa religione di stato e con l’editto di Teodosio (380 d.C.) si dà il via a distruzioni e massacri.
Basti pensare all’episodio di Ipazia, che racconto nel libro: donna libera e filosofa, ma vista invece come emblema della seduzione del Maligno, perché trasmetteva i valori di una civiltà ritenuta manifestazione dell’Errore; per questo viene catturata e brano a brano scarnificata, probabilmente ancora viva, con gli ostraka, i cocci acuminati di vasi, e infine bruciata.”
Attorno alle ricerche della tomba di Alessandro Lei fa ruotare una serie di archeologi e avventurieri, sono quasi una variopinta folla romanzesca del suo libro. Ci può raccontare il profilo di alcuni di questi?
“Ognuno di loro merita di esser citato . Quando si inzia la ricerca della tomba di Alessandro si è nel pieno dell’archeologia eroica. Gli archeologi italiani di inizio Novecento, da Annibale E. Breccia a Achille Ariani, hanno sedimentato già un metodo di individuazione e scavo, ma entrambi cedono al fascino della tomba perduta, all’illusione ingannevole d’una scoperta sensazionale.
Poi ci sono storie come quella di Komoutsos, cameriere di Alessandria proprietario di un libro sulla tomba di Alessandro, scoperto come una contraffazione dal grande antropologo James George Frazer, che però vede in lui non un imbroglione, ma un ingenuo e gli lascia credere nel suo mito. La vita di questo cameriere passa fra un buco e uno scavo (ai tempi non esisteva una legislazione in materia di scavi archeologici, oggi severissima) e Komoustos chiede al governo egiziano ben 322 permessi per scavare.”
Da archeologo quali sono stati i reperti che più l’ hanno colpita o di cui si è sentito scopritore?
L’oggetto che più mi ha impressionato è stato recuperato durante lo scavo di un enorme tumulo, parte finale della montagna sacra (Sinai) d’Israele, che tutti ritenevano erroneamente una tomba. Al suo interno viene trovata una pietra di calcare bianchissimo, tagliata a mezza luna. Sin è il termine arcaico di luna ed è anche la radice di Sinai , quindi quella montagna era sacra perché dedicata alla divinità della luna, precedente all’investitura di montagna sacra per gli ebrei.
Anche la ka’ba, la famosa pietra nera sacra per l’Islam, era venerata prima di Maometto. Questi luoghi rimangono sacri anche con il cambio della religione.Ma posso anche raccontare quanto mi abbia emozionato vedere confermata la mia supposizione sulla collocazione del Trofeo dei Diecimila, ossia il tumulo di pietre eretto sui Monti Pontici dai guerrieri greci dispersi di ritorno dalle guerre persiane.
Il tumulo, secondo l’Anabasi dello storico greco Senofonte, era stato eretto nel punto in cui i greci giunsero in vista del mare. La scoperta vera e propria è stata fatta casualmente dal topografo inglese Timothy Midford, ma luogo e collocazione corrispondevano a tutti i miei rilievi.
Ha nuovi progetti in vista?
Ho già firmato contratti per due romanzi. Il primo ruota attorno ad un soggetto che covo da anni, il secondo è una storia del Novecento, un secolo ancora carico di mito, nella cui prima metà la trasmissione del sapere era ancora classica, la conoscenza passava dai canali dell’oralità. Si affidava ad altri un bagaglio di invenzioni, non certo di verità scientifiche, ma anche quelle come si sa sono un punto di vista.
Oggi i miti sono i cantanti, i calciatori , gli attori, i politici , insomma l’uomo di successo e il suo hic et nunc . La profondità storica del raccontare non c’è più, ma la voglia di mito rimane.
<<FONTE: panorama>>
Ma a irretirlo è soprattutto il personaggio di Alessandro Magno, a cui dedica una trilogia nel 1998 e successivamente un rifacimento con Il romanzo di Alesssandro del 2005.
Come un reziario, il gladiatore con rete e tridente, Manfredi insegue il mito del grande re macedone e nuovamente ne indaga uno degli enigmi ancora insoluti: dove sia stato sepolto. Da questa sua indagine è nato un saggio narrato con la stessa limpida passione dei romanzi, sviluppato secondo il principio classico oraziano di “miscere utile dulci”, mescolare l’utilità della storia con il miele della narrazione. La tomba di Alessandro. L’enigma è il titolo dell’ultimo libro di Manfredi, edito da Mondadori.
Quasi naturale la domanda del perchè di questo ritorno ad Alessandro: non ha ancora esaurito la portata del mito di Alessandro su di sé o sui suoi lettori?
“È rimasto un discorso in sospeso, capire dove sia svanito il sepolcro di Alessandro Magno. Una tomba venerata per sette secoli, secondo varie fonti storiche, ad Alessandria d’Egitto, la città da lui fondata che portava il suo nome . Qui sappiamo che era stato eretto il monumento funebre, meta di pellegrinaggi, poi, con il radicamento del Cristianesimo, tutto si dissolve. Solo il sepolcro vuoto di Cristo supera in grandezza e mistero quello di Alessandro.”
Leggendo il suo libro si potrebbe dire che islamismo e cristianesimo siano stati gli occultatori , anzi i cancellatori della classicità… È così?
“Il Cristianesimo innanzitutto, e la successiva espansione dell’islam hanno oscurato la cultura classica. Il classico aveva una grande libertà di pensiero, non è mai fondamentalista, ama il confronto. Intervengono in successione su questa koinè di pensiero libero due religioni rivelate, che non ammettono possibilità di critica. Si antepone il credo alla ragione.
Con Costantino ecco che il cristianesimo diventa religione di stato e con l’editto di Teodosio (380 d.C.) si dà il via a distruzioni e massacri.
Basti pensare all’episodio di Ipazia, che racconto nel libro: donna libera e filosofa, ma vista invece come emblema della seduzione del Maligno, perché trasmetteva i valori di una civiltà ritenuta manifestazione dell’Errore; per questo viene catturata e brano a brano scarnificata, probabilmente ancora viva, con gli ostraka, i cocci acuminati di vasi, e infine bruciata.”
Attorno alle ricerche della tomba di Alessandro Lei fa ruotare una serie di archeologi e avventurieri, sono quasi una variopinta folla romanzesca del suo libro. Ci può raccontare il profilo di alcuni di questi?
“Ognuno di loro merita di esser citato . Quando si inzia la ricerca della tomba di Alessandro si è nel pieno dell’archeologia eroica. Gli archeologi italiani di inizio Novecento, da Annibale E. Breccia a Achille Ariani, hanno sedimentato già un metodo di individuazione e scavo, ma entrambi cedono al fascino della tomba perduta, all’illusione ingannevole d’una scoperta sensazionale.
Poi ci sono storie come quella di Komoutsos, cameriere di Alessandria proprietario di un libro sulla tomba di Alessandro, scoperto come una contraffazione dal grande antropologo James George Frazer, che però vede in lui non un imbroglione, ma un ingenuo e gli lascia credere nel suo mito. La vita di questo cameriere passa fra un buco e uno scavo (ai tempi non esisteva una legislazione in materia di scavi archeologici, oggi severissima) e Komoustos chiede al governo egiziano ben 322 permessi per scavare.”
Da archeologo quali sono stati i reperti che più l’ hanno colpita o di cui si è sentito scopritore?
L’oggetto che più mi ha impressionato è stato recuperato durante lo scavo di un enorme tumulo, parte finale della montagna sacra (Sinai) d’Israele, che tutti ritenevano erroneamente una tomba. Al suo interno viene trovata una pietra di calcare bianchissimo, tagliata a mezza luna. Sin è il termine arcaico di luna ed è anche la radice di Sinai , quindi quella montagna era sacra perché dedicata alla divinità della luna, precedente all’investitura di montagna sacra per gli ebrei.
Anche la ka’ba, la famosa pietra nera sacra per l’Islam, era venerata prima di Maometto. Questi luoghi rimangono sacri anche con il cambio della religione.Ma posso anche raccontare quanto mi abbia emozionato vedere confermata la mia supposizione sulla collocazione del Trofeo dei Diecimila, ossia il tumulo di pietre eretto sui Monti Pontici dai guerrieri greci dispersi di ritorno dalle guerre persiane.
Il tumulo, secondo l’Anabasi dello storico greco Senofonte, era stato eretto nel punto in cui i greci giunsero in vista del mare. La scoperta vera e propria è stata fatta casualmente dal topografo inglese Timothy Midford, ma luogo e collocazione corrispondevano a tutti i miei rilievi.
Ha nuovi progetti in vista?
Ho già firmato contratti per due romanzi. Il primo ruota attorno ad un soggetto che covo da anni, il secondo è una storia del Novecento, un secolo ancora carico di mito, nella cui prima metà la trasmissione del sapere era ancora classica, la conoscenza passava dai canali dell’oralità. Si affidava ad altri un bagaglio di invenzioni, non certo di verità scientifiche, ma anche quelle come si sa sono un punto di vista.
Oggi i miti sono i cantanti, i calciatori , gli attori, i politici , insomma l’uomo di successo e il suo hic et nunc . La profondità storica del raccontare non c’è più, ma la voglia di mito rimane.
<<FONTE: panorama>>
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