Dall’alba mozzafiato di Delfi e della mitologia greca, all’Otel Bruni (senza l’acca): cosa cambia in questa narrazione?
Nulla di radicale, c’è una collocazione molto più vicina a noi. Il
racconto di una vicenda straordinaria di enorme intensità, estremamente
vibrante, con in più il fatto che si tratta di un tema scottante che
ancora divide. E di cui ancora vediamo le conseguenze negli scontri
continui della politica, la quale sembra aver dimenticato che è lì per
unire e non per separare il nostro paese.
Cosa incarna l’Otel Bruni?
È ispirato da una storia vera, il ramo materno della famiglia di mia
madre. Sette fratelli e due sorelle, la più piccola Maria Bruni era mia
nonna. Narro di una storia che ho sentito raccontare in casa dalla nonna
e dalla mamma. E che mi ero in qualche modo dimenticato di quanto fosse
unica, straordinaria e formidabile. Degna insomma di essere consegnata
alla memoria. Come lo è la civiltà contadina di cui era parte.
Quanto conta oggi, nell’era delle rete, la tradizione orale dei racconti? Quasi un reperto archeologico?
È stato un modo di trasmissione del sapere e dell’esperienza
fondamentale per decine di millenni. Ciò che adesso soppianta questa
tradizione è il mutamento radicale della società. Il fatto che molti
genitori si sono arresi al computer e ad altri oggetti che, pur
preziosi, possono essere anche molto nocivi. Quindi hanno abdicato di
fronte ai social network, rinunciando alla trasmissione personale di
informazioni e contatti. Di esperienze che rappresentano un tesoro
inestimabile.
Quale nell’economia globale del romanzo l’apporto della terra e della famiglia?
Molto forte, perché è un racconto drammatico con venature oniriche di
magia, di eventi fuori dalla consuetudine accorsi a una famiglia che
attraversa il secolo breve prendendovi parte molto attivamente. Due dei
maschi furono accusati di omicidio, uno sicuramente innocente e l’altro
al 98%: di questo si è occupato mio figlio nella sua tesi di laurea. Una
narrazione forte, nella quale questa famiglia, attraverso la prima
guerra mondiale, il fascismo, il secondo conflitto e la guerra civile,
esce stritolata e di fatto devastata. Ci si rende anche conto del prezzo
pagato da un tipo di società molto generosa e onesta. Che teneva la
parola data, che aveva il senso dell’onore, il senso della fedeltà,
della solidarietà umana. Assieme a tutti gli aspetti di rozzezza di un
mondo rustico e arcaico. Con valori straordinari, che mi sembrava
valesse la pena di trasmettere prima che se ne perdesse la memoria.
L’hotel come contenitore attuale delle memorie: la gente si
incontra ancora nelle agorà di un tempo? O ha smesso di farlo abdicando
in favore dei social network?
L’Hotel Bruni è in realtà la stalla di questa famiglia, grande come una
cattedrale, dove chiunque bussasse a quella porta nel pieno
dell’inverno, sorpreso da una bufera o da un temporale, veniva poi
ospitato. Molta gente con storie incredibili da raccontare che vi
rimaneva anche tutto l’inverno, in attesa che si sciogliesse la neve,
prima di rimettersi in viaggio. Depositari di episodi anche
agghiaccianti, con esperienze fuori dal comune o che si inventava di
averle fatte. Comunque un luogo di incontro di cui serbo memoria, in
quanto ero molto piccolo. E che ho avuto modo di osservare anche in casa
mia.
E adesso?
Intanto abbiamo famiglie più piccole, quindi l’unità familiare è
profondamente cambiata. Il televisore o il videogioco hanno preso il
posto della comunità. Io ad esempio ho il televisore solo nel
seminterrato, in quell’area della mia casa destinata al tempo libero o
al lavoro. Ma non nel resto della casa, dove trovo piacevole incontrare
persone e parlare, senza mortificare i rapporti e i contatti umani. Le
aree dedicate alla famiglia sono solo dedicate a quello. Bisogna
imparare a salvaguardare la parola, la chiacchiera, la discussione,
scambiandosi le esperienze della giornata. Ho trascorso la scorsa estate
con mio figlio convalescente, io lavorando al mio libro e lui alla sua
tesi. E ci ritrovavamo attorno a un tavolo per il pranzo e per la cena.
Ecco il seme con cui germogliare i rapporti.
<<FONTE ilfuturista>>
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